Cristina Martinico

I bambini delle elementari delle contrade di Misiliscemi, in un passato che va dai primi decenni del ‘900 del secolo scorso, alla metà degli anni ’50, frequentavano la scuola in classi formate da alunni di diverse età, così come tante voci di anziani ci raccontano e come testimoniano le bellissime foto storiche, che qui mostriamo. A partire dagli anni ’20, vediamo in posa scolari e scolare che potevano rientrare in una fascia che va dai 6 ai 10 anni circa, dunque, tutto il ciclo della scuola primaria riunito in un’unica classe, anche se molti bambini non completavano tutto il percorso e si fermavano per diverse ragioni, talvolta perfino in prima, seconda o terza elementare. 

Ad esempio, poteva presentarsi la necessità di andare a lavorare per contribuire all’economia familiare oppure, nella contrada in cui vivevano i bambini, non si erano costituite le quarte e le quinte classi e si sarebbero dovuti spostare in altre contrade. Non tutti i genitori approvavano la cosa, soprattutto per le bambine, che sarebbero dovute andare a piedi fino a scuola, cosa che per molti padri di quel tempo era impensabile. Concedere alle proprie figlie, seppur muovendosi sempre in gruppo, di allontanarsi da sole, “rischiando” di perdere il controllo su di loro e lasciare che frequentassero i maschi, era inconcepibile. Per questa ragione, sentiamo spesso molte mamme o nonne dire con rammarico di essere state costrette ad interrompere gli studi, seppur desiderassero continuare.

I volti che vediamo nelle foto scolastiche di un tempo e che sono state fortunatamente conservate da diverse famiglie di Misiliscemi, ci rimandano molto spesso a persone che conosciamo, perché i tratti somatici sono stati ereditati da quelli che oggi sono ancora i loro discendenti e abitanti delle contrade. Durante il periodo fascista troviamo bimbi talvolta vestiti da balilla o che indossano un grembiule con fiocco, che verso la fine degli anni ’50, sarebbe diventata l’uniforme indossata da tutti gli scolari per i tempi a seguire. Dai vestiti indossati, possiamo constatare che, seppur appartenenti ad un territorio ad alta vocazione rurale, la maggior parte degli alunni erano molto curati. Le bambine con i vestitini, i capelli acconciati con un enorme fiocco bianco e qualche volta anche adorne di orecchini e collane, quasi sicuramente appartenenti alle mamme, che gliele avevano prestate per l’occasione. I bambini, quasi sempre con i pantaloncini corti, camicia o t-shirt e le bretelle, oppure con indosso giacche, a volte un po’ troppo grandi, perché appartenenti di certo a qualche fratello maggiore. 

In diverse contrade non c’erano edifici scolastici veri e propri e non tutte avevano una scuola, infatti, molte classi erano composte da bambini provenienti da frazioni limitrofe. Solo a partire dalla fine degli anni ’50, sono state costruite le scuole statali che sono ancora oggi frequentate dai bambini di Misiliscemi. Spesso lo Stato prendeva in affitto una casa privata che aveva all’interno un grande salone o una sorta di magazzino limitrofo e lì organizzava tutto per le lezioni. Con grandi tavoli di legno con un ripiano sottostante per riporre i libri, dove potevano prendere posto diversi bambini. Capitava che nel corso degli anni, la scuola si postasse da una sede all’altra, quindi da una casa all’altra, nel giro di pochi metri, perché i bambini erano diventati troppi o per altre ragioni logistiche. 

Come ci raccontano gli anziani che le frequentavano negli anni ’40 e ’50, il libro sul quale studiavano era soltanto uno, un sussidiario contenente tutte le materie, dalla grammatica alla matematica, alle scienze, fino ad arrivare all’educazione civica e alla religione. Così come in “Verso il sapere”, libro utilizzato nel 1948 dalla piccola Paola, oggi ottantatreenne e che su quel libro ha imparato a conoscere l’aritmetica, la geometria, la storia e le scienze. Sfogliando le pagine oggi ingiallite e consumate dal tempo, scopriamo la sua calligrafia di bambina, con la quale segnava degli appunti o il giorno per il quale avrebbe dovuto imparare la lezione assegnata. Ma anche che le piaceva ricalcare a matita le immagini stampate sulle pagine, cosa che molti bambini amano fare ancora oggi. In mezzo alle pagine troviamo un foglio strappato da un quaderno a righe, sul quale è riportato un elenco di riassunti da fare, tra cui: la valigia, le caramelle, i vestiti nuovi dell’imperatore, Giufà e la trippa, gente povera, il curato di campagna. Insieme al sussidiario, la famiglia ha anche conservato un quaderno, appartenete al fratello di Paola, sul quale troviamo disegnati a matita un elefante e un municipio, quaderno appartenente ad una serie di sette. Questo, riporta in quarta di copertina una storia intitolata “Ragazzi coraggiosi”, molto probabilmente gli altri sei presentavano dei brevissimi racconti sempre diversi, accompagnati da un’illustrazione.

Anche in quel lontano passato i bambini avevano l’ora della merenda o addirittura del pranzo, come ci racconta la novantaquattrenne Rosa, a cui la madre dava pane e frutta. Lei, un’alunna delle elementari negli anni ’40, invidiava a morte i bambini più poveri, perché questi ricevevano tutti i giorni gratuitamente il pasto preparato da una cuoca assunta dalla scuola, che per loro cucinava profumatissime zuppe di pasta e fagioli. Agli inizi degli anni ’50 invece, la scuola forniva la merenda a tutti indistintamente, come ricorda Caterina, che ci racconta di panini, Emmenthal, marmellata a pezzi e latte condensato

ASCOLTA ROSA CHE RECITA UNA POESIA IMPARATA ALLE ELEMENTARI

Ascoltare la voce di quelli e quelle che un tempo erano gli scolari, ci riporta a ripercorrere la storia di tante generazioni di ragazzi e ragazze cresciuti a Misiliscemi. La maggior parte dei bambini che sono stati alunni delle elementari, fino agli anni ’50 non hanno proseguito gli studi alle medie, né tantomeno alle superiori, per le quali avrebbero dovuto spostarsi a Paceco o Trapani, ma si sono impegnati nel lavoro fin dall’adolescenza. Chi dedicandosi all’agricoltura, chi diventando artigiano o apprendendo un mestiere di altro genere e mettendosi in proprio o lavorando presso attività del territorio o altrove. E proprio grazie al loro impegno, cominciato in giovane età, sono riusciti a creare migliori condizioni economiche per le loro famiglie, dando così l’opportunità alle generazioni successive di completare il percorso di studi, fino ad arrivare alla laurea e dunque, dedicarsi a professioni nuove e diverse da quelle dei loro avi. Moltissimi dei bambini che oggi sono gli alunni delle scuole di Misiliscemi, sono nipoti, pronipoti o discendenti di tanti scolari che vediamo ritratti in queste importanti foto storiche, memoria di un territorio che oggi deve guardare al futuro – pensando, tra le tante altre cose da fare – anche a creare attività, luoghi ed esperienze innovative per i tanti bambini delle elementari e delle medie. Bambini che certamente meritano opportunità migliori rispetto a quelle avute dai ragazzi che li hanno preceduti e che hanno utilizzato quegli stessi banchi che anche loro occupano ogni giorno. Lì, quei ragazzi di un tempo hanno trascorso parte della loro infanzia, sicuramente fatta di bellissimi ricordi, ma anche di disagi dovuti alle scarse possibilità che il territorio ha sempre offerto. Certamente, tutti i residenti di Misiliscemi oggi desiderano che fra le priorità dei servizi ai cittadini, ce ne siano tanti dedicati ai bambini, che sono il futuro di questo nuovo Comune, in piena fase di nascita ed evoluzione.