Cristina Martinico

Come da tradizione plurisecolare, il primo del mese è iniziata la “Quindicina” di preghiera in preparazione al 16 agosto, festa della Madonna di Trapani, patrona della Città insieme a Sant’Alberto. Pratica diffusa dai Carmelitani e divenuta ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa nella seconda metà del XVI secolo, la “Quindicina” è una delle forme più importanti di devozione a Maria della fede e alla religiosità popolare. Per quindici giorni migliaia di fedeli si recano presso il Santuario dell’Annunziata di Trapani, alcuni anche quotidianamente, recitano le preghiere della tradizione, sostano presso la Cappella della Madonna e, passando attraverso le stanze che custodiscono gli ex-voto, si fermano per prendere parte ad una delle tante Messe che vengono celebrate durante tutto l’arco della giornata. 

La devozione di moltissimi fedeli trova il suo gesto più significativo nel fare “U viaggiu a Maronna”, ovvero nel recarsi in pellegrinaggio a piedi al Santuario per venerare la bellissima statua in marmo e a lei presentare le proprie richieste, o ringraziarla per l’aiuto o una guarigione ricevuta. Da secoli, i pellegrini arrivano da città e paesi vicini, ma anche da luoghi in provincia e da altre diocesi. Chi può parte dalla propria casa a piedi e percorre chilometri per raggiungere la Santuario, accarezzare con lo sguardo e con le mani la Madonna di Trapani e renderle omaggio; da circa un secolo, c’è anche un folto gruppo che arriva da Cinisi e Terrasini (PA), mettendosi in marcia il 12 agosto, per giungere a Trapani la mattina del giorno 14. 

Anche molti fedeli di Misilicemi prendono parte a questa tradizione e si avviano in gruppo lungo le strade principali che conducono a Trapani. Gli abitanti delle contrade di Locogrande, Marausa, Palma, Salinagrande e Pietretagliate percorrono usualmente la via delle saline. Quelli di Fontanasalsa, Guarrato e Rilievo la via Marsala attraversando Paceco. In un passato non troppo lontano, negli anni ’90 quando esisteva l“Unità Pastorale”, le comunità parrocchiali si incamminavano tutte insieme nella stessa notte per fare un unico “viaggio”.

Ascoltando le testimonianze del passato, sentiamo racconti che parlano di come, anche dalla campagna, uomini e donne mossi dalla fede si recavano a trovare la Madonna di Trapani, scegliendo diverse forme di pellegrinaggio. Gesti e riti che si sono mantenuti invariati nel tempo, fino a giungere ai nostri giorni, seppur si siano evolute alcune delle modalità con cui si svolgono. Negli anni ’50 ad esempio, quando le strade non erano asfaltate o facilmente percorribili a piedi per un tragitto così lungo, alcuni partivano dalle contrade di Misiliscemi a bordo di calessi o carretti trainati da cavalli o muli. Giunti a Trapani, si fermavano presso una delle rimesse, lasciavano “parcheggiati” i propri mezzi e si recavano poi a piedi fino al Santuario.

Con il tempo e il miglioramento della viabilità, gruppi di abitanti si ritrovavano davanti alla chiesa della propria contrada intorno alle 3.30 della notte e da lì partivano tutti insieme per l’annuale “Viaggio a Maronna”. Alcuni pellegrini a piedi scalzi, in segno di maggiore penitenza per richiedere una grande grazia, o come segno di riconoscimento per un beneficio ricevuto. Tutti muniti di torce, perché l’illuminazione era quasi inesistente, si avviavano verso Trapani e giunti alle porte della città iniziavano a recitare il rosario e pregare, per concludere poi intonando canti tradizionali dedicati alla Madonna, prima di arrivare, intorno alle 5.30/6.00, al Santuario. Lunghissime file di pellegrini in coda gremivano la strada che costeggia il Santuario, in silenzio o recitando il rosario in attesa di poter entrare. 

Una volta entrati in chiesa, ci si preparava a rendere omaggio alla statua, qualcuno portava le rose del proprio giardino, altri baciavano la base della statua, ma i più, come segno di richiesta di aiuto, usavano passare un piccolo fazzoletto bianco sulla superficie di marmo, come a voler “catturare” la protezione o la guarigione di cui avevano bisogno. Il fazzoletto veniva poi conservato e custodito gelosamente, veniva tirato fuori e usato come “tocco taumaturgico”, nel momento in cui si sentiva il bisogno di ricevere aiuto dalla Madonna. Ad esempio, se si avevano problemi di vista si passava delicatamente sugli occhi, in caso di malattia si strofinava nel punto del corpo dove si accusava il dolore e così via. Molte donne tenevano sempre il fazzoletto conservato a contatto con il petto, per avere costantemente una sorta di protezione, come fosse un amuleto sacro.

Alla fine del giro si pertecipava alla messa ed era usuale, prima di andare via, fermarsi al negozio di souvenir per comprare una coroncina di rosario, un’immaginetta della Madonna, una statuetta o anche un libro di preghiere. Ricordi di quel viaggio della speranza, o dono da fare a qualcuno dei familiari, che a causa di una malattia o per altro impedimento, non si sarebbe potuto recare “alla Madonna”.

Ma principalmente non mancava il gesto rituale di passare delicatamente sul volto dei bambini quel piccolo fazzoletto bianco, prima di riporlo in un cassetto del comodino e lì tenerlo custodito come il più prezioso dei gioielli. Nell’attesa dell’anno successivo, momento in cui se ne sarebbe scelto uno nuovo e ci si sarebbe rimessi ancora in cammino per tornare a trovare l’amata e veneratissima “Maronna Trapani”.

PREGHIERA


Di lu me cori o beddra signura
fanni essiri omini prima chi scura. 
Du Paraddisu o matri d'Amuri
tu nnestani 'ncori nostru Signuri.
Fanni sucari u tò latti priziusu
chi fa lu cori lestu p'acchianari susu.
Di Trapani Maria nsignani la via
pi addivintari beddri comu a tia!


Baldo Palermo